venerdì 11 dicembre 2009

Eros nella mitologia greca, attuale come sempre, credo fermamente che i greci avevano capito tutto dell'essere umano..

Nelle origini Eros non era considerato divinità, ma pura forza ed attrazione: per Omero infatti rappresentava quell'attrazione irresistibile che due persone sentono uno per l'altro e che può portarli a perdere la ragione o alla distruzione.
È per Esiodo che Eros diventa una divinità primordiale, un dio temibile dotato di un grande e pericoloso potere, antico quanto la Terra stessa. L'Eros di Esiodo aveva una potenza enorme, poteva causare danni a cui nessuno poteva porre rimedio, né uomini né dèi.
In Platone e precisamente nel Simposio è descritto, come figlio di Penia (mancanza, povertà, sofferenza del vuoto, della privazione) e Poros (ingegno, abbondanza, anelito alla soddisfazione del desiderio), un demone sempre inquieto e scontento. Eros rappresenta così la ricerca di completezza che causa l'amore e le mille astuzie a cui sono pronti gli amanti per raggiungere i loro scopi amorosi. Egli è simbolo della coesione interna dell’universo e della forza attrattiva che spinge gli elementi della natura ad unirsi tra loro.
La peculiarità di Eros è essenzialmente la sua ambiguità, ovvero l'impossibilità di approdare a un sapere certo e definitivo, e tuttavia l'incapacità di rassegnarsi all'ignoranza.
L'amore non è che questo, la ricerca di un completamento, di una condivisione, di una complicità, il riempire, da parte di Poros, il vuoto di Penìa. Nella società attuale, il vuoto di Penìa e la brama di Poros sono più che mai evidenti, ma spesso manca, la capacità di mettersi in discussione, di cercare quel terreno di condivisione senza il quale Poros e Penìa non potranno mai completarsi davvero...

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